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Dieta della longevità: uno studio mette tutto in discussione

Si è parlato di “dieta della longevità” come della chiave per vivere bene e più a lungo. Tuttavia un nuovo studio potrebbe mettere in discussione i principi di tale alimentazione.La dieta ipocalorica punta a ridurre … 

Si è parlato di “dieta della longevità” come della chiave per vivere bene e più a lungo. Tuttavia un nuovo studio potrebbe mettere in discussione i principi di tale alimentazione.

La dieta ipocalorica punta a ridurre la quantità di carboidrati e grassi, favorendo il raggiungimento (e poi il mantenimento) del peso forma e il benessere generale.

Questo tipo di regime alimentare ha attirato l’attenzione degli studiosi grazie alla sua associazione con la longevità e una ridotta incidenza di malattie croniche. Per questo è stata indicata con il nome “dieta della longevità”.

Tuttavia una recente ricerca arrivata dal Sol Levante ha stravolto tale posizione, riconoscendo un elemento favorevole alla scomparsa prematura nel taglio drastico dei carboidrati per gli uomini e dei grassi per le donne.

Dieta della longevità, i fondamenti principali

La ricerca sulla dieta e la longevità ha guadagnato notevole attenzione negli ultimi decenni, portando alla scoperta di modelli alimentari che possono favorire una vita lunga e sana. Ecco i principi guida chiave:

Alimenti integrali e non processati –  La base di questa dieta consiste in alimenti integrali come cereali integrali, legumi, frutta, verdura e noci. Questi alimenti forniscono una vasta gamma di nutrienti essenziali, tra cui fibre, vitamine, minerali e antiossidanti.

Proteine – Le proteine sono essenziali per la salute e la longevità, ma è importante sceglierle con saggezza. Fonti di proteine magre come pesce, pollame e legumi sono preferibili a carni rosse e prodotti trasformati.

Apporto di grassi sani –  L’apporto di grassi sani è incoraggiato. Questi includono acidi grassi Omega-3 presenti nel pesce, nelle noci e nell’olio d’oliva. Limitare i grassi saturi e trans è fondamentale per mantenere una buona salute cardiovascolare.

Consumo di zuccheri – Limitare l’assunzione di zuccheri aggiunti, preferendo fonti naturali come frutta e miele. Ridurre al minimo il consumo di cibi altamente processati e bevande zuccherate.

I risultati dello studio giapponese

Sashimi

Un nuovo studio giapponese potrebbe stravolgere la correlazione tra taglio di grassi e carboidrati della dieta ipocalorica e longevità.

Il team di ricercatori del Sol Levante hanno studiato le abitudini alimentare di 35mila uomini e 46mila donne di età compresa tra 35 e 69 anni e caratterizzati da un indice di massa corporeo (BMI) medio di 23,7 kg/m2 per gli uomini e 22,2 kg/m2 per le donne.

Gli studiosi hanno condotto uno studio dettagliato sull’assunzione di carboidrati, grassi e l’apporto calorico totale dei partecipanti, utilizzando dati raccolti da specifici questionari alimentari. Successivamente, hanno comparato queste informazioni con i tassi di mortalità, rivelando interessanti correlazioni.

Tra gli uomini, coloro che consumavano meno del 40% delle loro calorie giornaliere da carboidrati – rispetto a quelli che ne assumevano tra il 50 e il 55% – presentavano un rischio significativamente più elevato di morte precoce per qualsiasi causa.  D’altra parte, per le donne, coloro che ottenevano oltre il 65% delle loro calorie da carboidrati mostravano un rischio maggiore di morte per tutte le cause.

Per quanto riguarda i grassi, negli uomini, un’assunzione che superava il 35% delle calorie quotidiane era associata a un aumento del rischio di decesso per cancro e malattie cardiovascolari. In contrasto, nelle donne, un ridotto consumo di grassi era leggermente associato a un aumento del rischio di morte per cancro e per tutte le cause.

Come valutare la dieta della longevità?

Sushi

Lo studio giapponese restituisce informazioni preziose, ma è considerato controverso in quanto tali dati si riferiscono alle conseguenze di una dieta orientale completamente diversa dall’alimentazione occidentale.

La dieta occidentale include il riso, il pesce, le verdure, la soia e i prodotti derivati, ma non li considera pilastri fondamentali. Inoltre non utilizza le alghe, come il Nori e il Kombu (se non limitatamente al consumo di sushi).

A questa considerazione si aggiungono le differenze alimentari dei Paesi occidentali, come per esempio l’alimentazione di base degli Stati Uniti e la dieta mediterranea.

Inoltre lo studio sottolinea un’associazione, ma non riesce a stabilire rapporti reali di causa -effetto, specie perché non fa luce sulle specificità. Un esempio? Il consumo di alcol e sigarette.

 

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