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LeggoCassino: Autonomia differenziata, la sferzata di Davide Luzzi

CRONACAL’esponente di Pop Pontecorvo: “Condivido assolutamente la linea proposta dalla Segretaria Nazionale del Partito Democratico di avviare una mobilitazione territoriale che debba interessare ogni Comune”

Davide Luzzi, interviene sul disegno di legge Calderoli rilevando le criticità insite nell’Autonomia Differenziata. 

È molto importante aprire il dibattito a ogni livello su una Riforma che mina le basi dei principi di uguaglianza e solidarietà sociale. Elly Schlein ieri a Palermo, ha ribadito che il Partito Democratico è il primo argine alla Riforma Calderoli che rischia di spaccare il Paese e aumentare le disuguaglianze tra Regioni e, quindi, tra i cittadini italiani.

Innanzitutto, essa potrebbe accentuare le disuguaglianze tra le diverse regioni del paese, creando un divario ancora più ampio tra territori già svantaggiati e quelli più ricchi. Il divario è già oggi molto forte: lo Stato spende per un cittadino del Centro-Nord 17.621 Euro, mentre per un cittadino meridionale 13.613 Euro. Considerando le sole Regioni Veneto, Lombardia e Emilia Romagna, l’autonomia differenziata, e il conseguente trasferimento del gettito regionale, potrebbe comportare un drenaggio di risorse alla Stato pari a circa 190 miliardi di euro su 750 miliardi del totale del gettito fiscale. Non ci vuole molto a capire che una tale impostazione svilisce il concetto di unità e solidarietà nazionale mettendo i cittadini di alcune Regioni in seria difficoltà su fronti come sanità, istruzione, politiche ambientali e welfare. Inoltre, per considerare ulteriori potenziali impatti economici, se nel breve termine le Regioni più ricche interessate all’autonomia differenziata, potrebbero trarre beneficio dalla riforma, in una visione più ampia si pone una questione non secondaria. L’arretramento delle altre Regioni, per via delle minori risorse statali, porterebbe a un impoverimento dei cittadini di quelle Regioni che già oggi sono più indietro. Essendo queste ultime tra i mercati di sbocco delle Regioni del nord, nel medio periodo questa Riforma si potrebbe tradurre in una riduzione complessiva del potenziale economico nazionale. Complessivamente si potrebbe generare un circolo vizioso che restringerebbe in modo considerevole le prospettive di crescita e benessere complessivi. 

In secondo luogo, l’autonomia differenziata potrebbe minare l’unità nazionale, sottolineando le differenze regionali e indebolendo il senso di appartenenza comune. Questo potrebbe avere conseguenze negative sulla coesione sociale e sulla solidarietà tra le diverse parti del Paese. Inoltre, potrebbe complicare ulteriormente il quadro istituzionale e amministrativo del paese. La gestione delle competenze e delle risorse potrebbe diventare più complessa e inefficiente, con il rischio di duplicazione di sforzi e sovrapposizioni di responsabilità. 

Infine, la riforma calderoli potrebbe alimentare tensioni politiche e conflitti di interesse tra le regioni. Potrebbero emergere situazioni in cui alcune regioni cercano di ottenere maggiori vantaggi a scapito delle altre, creando un clima di competizione e conflitto piuttosto che di cooperazione e solidarietà.

In conclusione, non condivido assolutamente la narrazione delle Destre che vorrebbero presentare l’autonomia differenziata come un modo per rispondere alle specificità regionali. Credo piuttosto che sia importante considerare attentamente le possibili conseguenze negative e i rischi che essa comporta, al fine di preservare l’unità, la coesione del paese. Credo che sia giusto agire subito su ogni territorio per portare alla luce tutte le criticità che questa Riforma potrebbe generare e quali potrebbero essere gli impatti negativi sui cittadini.

Condivido assolutamente la linea proposta dalla Segretaria Nazionale del Partito Democratico di avviare una mobilitazione territoriale che debba interessare ogni Comune, ogni amministrazione, in merito a una riforma che stravolge i principi di solidarietà sociale, di uguaglianza sostanziale dei cittadini e che pone le basi per un impoverimento generale della popolazione.

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