OPINIONI – A Cassino è iniziato il mese di settembre con i contratti di solidarietà per 80 sorveglianti e vigili del fuoco Stellantis, si confermano i ritmi di lavoro estenuanti, la precarietà delle condizioni igieniche causate dalla riduzione di organico e la riduzione delle ore lavorate mensilmente dai superstiti dell’impresa di pulizia
di Giuseppe Giovanni Codino
Si sono aperti nuovamente i cancelli per gli operai dello stabilimento Stellantis di Cassino dopo la pausa estiva, con la stessa incognita che perdura da anni. Cosa succederà? Quali cambiamenti sono in programma? Di quante unità si ridurrà ancora l’occupazione nei prossimi mesi? La lenta ma inesorabile agonia di questo stabilimento (ma non solo) avrà termine o dovremo aspettarci altre lunghe chiusure “forse” temporanee come in Serbia, dove ti licenzi o vai a lavorare senza garanzie di rientro passando da Germania, Italia o Polonia. Ma in base a esigenze produttive in Marocco, Algeria o ……..?
Importante è portare i lavoratori allo stremo delle forze fisiche e mentali per dimissioni volontarie, non si deve parlare specialmente in Italia di licenziamenti. Non per tutela delle maestranze ma per evitare la riduzione di finanziamenti europei da sommare agli aiuti nazionali, regionali, provinciali e comunali. Si munge la mucca 365 giorni all’anno (366 negli anni bisestili) altrimenti si abbassano gli utili per gli azionisti; diventa tutto lecito grazie ad accordi sindacali dove si firma qualsiasi richiesta. Ma non serve… non è servito e non servirà a mantenere l’attuale occupazione e diminuire il rischio di chiusura.
Da anni è in corso una continua migrazione non soltanto di persone ma di aziende, un esodo dettato dalla convenienza. Qual è la nazione che offre di più?
La Serbia che ha concesso per oltre 10 anni a Fiat ora Stellantis consistenti agevolazioni; da terreni e impianti esistenti praticamente gratis, idem per le esenzioni su tasse comunali e doganali per il materiale in arrivo dall’Italia, lo stipendio di un operaio serbo è un terzo di un bracciante che raccoglie i pomodori in Italia. E’ solo un semplice esempio, un copia incolla valido per ogni sito produttivo.
Gli operai Stellantis sono tra i meno pagati non soltanto in Europa. E’ notizia di questi giorni le proposte aziendali in America come tagli alla copertura medica, il DIRITTO a costringere gli operai a fare straordinari senza nessun accordo, libertà di trasferimenti e esternalizzazione, più lavoratori temporanei, aumenti salariali minimi. L’Italia grande paese di civiltà e cultura non può rimane indietro, anzi… Fiat è stata pioniera nel 2012 annunciando la disdetta di ogni accordo sindacale abbandonando il contratto nazionale dei metalmeccanici dove sono previste più tutele per i lavoratori, per uno a hoc, personalizzato in base alla convenienza e peggiorativo ad ogni rinnovo.
A Cassino è iniziato il mese di settembre con i contratti di solidarietà per 80 sorveglianti e vigili del fuoco Stellantis, si confermano i ritmi di lavoro estenuanti, la precarietà delle condizioni igieniche causate dalla riduzione di organico e riduzione delle ore lavorate mensilmente dai superstiti dell’impresa di pulizia. Si confermano le precarie condizioni ambientali mitigate non dall’impegno aziendale, ma dalle condizioni esterne, superata l’ondata di caldo africano che ha causato notevoli difficoltà all’interno dello stabilimento.
L’Italia è un grande paese che permette che i lavoratori Stellantis in trasferta da Melfi a Pomigliano rimangono senza cena per “esigenze di produzione” dopo una giornata passata con la lingua fuori. Il pullman fuori non aspetta, o infartuati con invalidità del 75% costretti a subire la trasferta. Mentre chi rimane a Melfi ha difficoltà ad andare in bagno perché non c’è nessuno che ti sostituisce per pochi minuti. I conduttori di impianti e team leader posizionati in linea senza fiatare altrimenti si prospetta la trasferta in un altro stabilimento. Con queste condizioni rimane un dubbio: chi controlla gli impianti e la qualità del prodotto che il cliente compra? Si aumenta la produzione con meno operai sulle linee che porta all’esasperazione chi riesce a sopravvivere con scioperi da Melfi a Pomigliano per riuscire a terminare il turno di lavoro.
“Quando partimmo per la trasferta, Stellantis per risparmiare 50 euro ci fece fare 3 scali aerei, e arrivammo o Sochaux (stabilimento francese del Gruppo) con una macchina a noleggio” E’ la testimonianza di uno dei giovani trasfertisti di Melfi che non ha resistito e appena gli è stato possibile ha abbandonato il mondo automotive. Non è stato il primo non sarà l’ultimo, questo è certo.
L’algoritmo del profitto prevede questo, altrimenti non è possibile avere per il primo semestre 2023 il nuovo record dei ricavi netti pari a 98,4 miliardi di €, un più 12% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Risultato che consente a questa multinazionale di aumentare lo stipendio del proprio Ceo Tavares rispetto a quello di partenza del 78% negli ultimi quattro anni arrivando molto probabilmente ai 23,5 milioni di €.
Da qualche anno la crisi del settore auto non sembra riguardare gli azionisti e manager del gruppo Stellantis.
Kevin 22 anni, Michael 34, Giuseppe 43, Giuseppe 49, Saveri Giuseppe 52, sono morti di lavoro e per lavoro a Brandizzo la notte del 31 agosto per poco più di 1.000 € al mese.
Un treno ha spezzato in un attimo le loro vite.
Il Presidente della Repubblica Mattarella dichiara che questi morti sono un oltraggio ai valori della convivenza, il Papa: “ E’ in gioco la nostra dignità”, i nostri Grandi Politici sono addolorati, i Sindacati sostengono con forza che non si può morire sul lavoro. Lo sostengono da anni, tanti… Ma si continua a morire grazie a ritmi di lavoro assurdi, subappalti, contratti precari, lavoro nero nell’agricoltura, pesca e allevamento, industria e costruzione, commercio e trasporti, nei servizi.
Si muore per avere un maggiore profitto, si muore per norme di sicurezza non rispettate, si muore per mancanza di controlli.
Sono passati solo pochi giorni e… il 13 settembre… Gianluca 40 anni, Fernando 50, Romano 56 sono altri tre operai che hanno perso la vita sul lavoro in un’esplosione nello stabilimento Sabino Esplodenti di Casalbordino. Nella stessa fabbrica il 21 dicembre 2020 persero la vita altri tre operai; Romano era scampato la prima volta alla tragedia per un cambio turno improvviso, questa volta un destino annunciato lo ha falciato.
Non sono passate nemmeno 24 ore a Bologna, Arzano, Napoli ci sono stati altri tre morti, ma non è ancora finita questa giornata e quanti altri infortuni non solo mortali ci saranno prima della fine di questa settima? Sta continuando la strage, con una nuova terminologia più reale: omicidio sul lavoro.
“Lavorare non è morire, lavoratrici e lavoratori finito il proprio turno hanno il diritto di tornare dalle loro famiglie.” Altre parole, frasi che non danno una soluzione senza l’impegno, il rispetto delle regole e delle tutele sul lavoro che in Italia manca da anni. Quanti altri morti bisogna aggiungere prima che finisca questo mese di settembre?
1.090 nel 2022, 559 nei primi sette mesi di quest’anno ,sono i morti sul lavoro accertati. Solo numeri… solo statistiche di un mondo che non cambia.
Forse serve una riflessione, un impegno di chi può.
Forse.
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