Il rischio però è che gli ammortizzatori sociali che finora hanno garantito un minimo di reddito alle centinaia di lavoratori coinvolti scada prima che l’impianto possa riprendere la produttività: i tempi sono strettissimi e quelli necessari ad effettuare gli interventi dettati e ottenere le autorizzazioni necessarie si annunciano molti più lunghi.
Ad intervenire sul tema, è stata la segretaria della sigla sindacale SLC Cgil di Frosinone, Patrizia Fieri, che si è detta “molto preoccupata perché il traguardo si trasforma sempre in una ulteriore tappa”. Fieri ha espresso il dubbio che “non si riesca a gestire l’ammortizzatore sociale. I tempi troppo lunghi, la Cigs è in scadenza a novembre e non è possibile rinnovarla, a meno che non ci sia una dismissione aziendale, ipotesi che però nessuno si augura”.
Tra dipendenti e lavoratori dell’indotto, questa ‘crisi’ interessa circa 300 persone che ormai sono a casa da circa da tempo e che, l’altro ieri, si sono riuniti in assemblea, dopo che si era tenuto un incontro tra l’azienda e i segretari delle varie organizzazioni sindacali interessate, poi il prossimo 3 ottobre si terrà un ulteriore incontro tra le parti nella sede di Unindustria.
C’è attesa, inoltre anche per conoscere l’esito del sopralluogo ispettivo che la Procura di Cassino ha fatto effettuare nei giorni scorsi proprio per verificare lo stato di attuazione degli interventi prescritti per l’impianto depurativo. “Ma poi c’è da attendere anche la nuova AIA (Autorizzazione integrata ambientale, nda) e questo richiede tempi tecnici che, al momento non possiamo prevedere – ha evidenziato la segretaria Fieri -. Intanto, la Cig ‘straordinaria’ scade e non c’è modo di poter ottenere quella ‘ordinaria’ o misure di ‘solidarietà’. I lavoratori sono in sofferenza, non possiamo che essere fiduciosi nell’operato della Procura e della Regione”.